Letteratura

Presentazione del libro: La musica nel tempo dei fiori di cappero

Riflessioni immaginarie per costruire un'idea di poetica.

Anno duemiladieci, ventitré novembre. Giorno di compleanno dello scrittore. Precisiamo che costui non ha bisogno di regali comuni ma possibilmente di una sorpresa da favola. Ideale sarebbe un giovane eroe da tenere sotto il cuscino, un essere portatile, minuscolo, attivato all'eccezione. Questa la regola.

Per chiarire meglio la richiesta (affidarla a questa sede di lettura onesta) diciamo che egli vorrebbe, tutto per sé, una specie di giocattolo animato da usare a piacimento. Gli giova un attore? Ecco allora l'agone che l'aspetta. L'eroe è lì al centro della scena, il momento che vale la pena di ascoltare, quello dell'agitazione prodotta da una rivelazione.

Parla a fil di labbra il magico piccoletto, la voce ferma, dall'anima il guizzo di un duello. È un peso piuma, lo sappiamo bene, di quelli che sanno saltare, senza troppo pesare, tra spazio e luce.

La sacca di un pausa aperta nel semibuio della sala s'appresta a contenere, a raccogliere, riempire, gli attesi effetti del pubblico guardingo. Se la cava benissimo il genietto perché è abile, dotato fin dalla nascita di pugno mancino: colpisce i contendenti, rende gli spettatori piangenti.

La bugia scenica vince alla grande.

Un finto essere vivo. Il festeggiato chiede l'impossibile? Non rispondiamo ma possiamo facilmente pensare che se fosse un nuotatore, sarebbe capace di risalire le fresche rapide del più inquieto inchiostro. Se avesse tra le mani un brevetto da aviatore sceglierebbe alianti in caduta libera tra cirri e nembi di fumetto. Quante gesta potrebbe narrare una pelle cartacea, solo la pergamena sigillerebbe i segreti avvinti ad un cuore impavido.

Quale vano viaggiare il sognare…

La mattina che vede in festa il suddetto scrivente appartiene all'isola di Trinacria. In questa stagione l'aria che avvolge ancora con tepore la terra marina, è accesa di presagi autunnali languenti.

Consigliamo proprio a lui di prendere un binocolo e di scrutare l'orizzonte. C'è il Novecento chiuso in tondo, i suoi ultimi anni appesi ad una cordicella stesa tra terra e cielo. Se sistema meglio il ponte, se il dito medio scorre sulla vite e chiarisce i contorni, può succedere anche di avvistare un nitido bucato di parole, lasciate ancora al vento e al sole. Le riconosciamo, appartengono ad un caro nome italiano: Italo Calvino. Dicono di un eroe negativo, «colui che non si appaga delle apparenze, che sceglie, in tutta riservatezza, postazioni dalle quali 'scrutare' in apparato mimetico, la realtà».

È un suggerimento che non vogliamo dimenticare. Nel duemiladieci però luoghi del genere sono già saturi, occupati, prenotati, condivisi da una folla d'osservatori muniti di teleobbiettivi e registratori. Da telefoni a dito sottocutanei si trasmettono all'istante dati evinti – poliscrutativi, multiosservabili – a periferiche casalinghe operative notte/giorno.

Privilegi in questi anni evoluti, riempiti d'imprese. Che deve fare allora colui che in un giorno di festa, desidera che arrivi un eroe vergine? Si potrebbe appartare con discrezione, guardarsi intorno con attenzione e poi? Dove la troverebbe per un prode di lungavita, specializzato in interventi di qualità perpetui, una denominazione autentica?

È confuso al momento il festeggiato ed affida naufraghi pensieri ad un bicchiere di latte. Non vuole la torta, si accontenta di fare festa così, perché il latte lava bene le idee e leva dalla testa anche gli anni. Chissà che non gli venga un'idea… Si può saltare il tempo, bere e tornare di nuovo bambini. Il latte è come il cielo, sempre uguale, lascia nella bocca ogni volta lo stesso sapore originario. Parole vere queste, digestive… Il latte poi è nelle viscere che va a finire e permette d'esistere e respirare.

E se l'eroe da regalo fosse alimentare?

Un paladino dedito a giostre di palato, ornato d'uniforme altamente assorbente e totalmente assorbibile, oppure un camaleontico Mandrake, oltre che amabile prettamente mangiabile? Un eroe incartabile e scartabile all'occorrenza. Il suo viso onnipresente, duttile, spalmabile, masticabile. Collocabile in cucina o sul comodino accanto al letto.

Un eroe mangereccio, in azione già dal primo boccone.

Rimarrebbe la questione del sapore. Di che saprebbe? Campione da caramella, dolce e morbido? Non sono più i tempi. Al duemiladieci servirebbe piuttosto qualcuno dal gusto rinfrescante e duraturo. (Considerata l'estetica imperante, assolutamente non ingrassante…) Egli deve promettere sazietà, nutrimento, profumo, energia quando l'occhio sulla pagina vacilla, un'interferenza digestiva rischia di scompensare l'altalena perfetta di un verso.

Un banale eroe di consumo? In effetti, considerata la sostanza che dovrebbe comporlo, sarebbe proprio questo lo scopo della sua esistenza dato che nel duemiladieci la soddisfazione di un bisogno (logora formula economica), di qualunque natura esso sia, non passa più per operazioni intermedie e inutili sommatorie.

Dove starebbe allora in quest'essere fittizio l'eccezione che sogniamo di trovare? Egli aspetta solo di potersi annoverare tra le materie di prima necessità in modo che nel duemiladieci, trenta, quaranta e così via, nessun consumatore potrà farne a meno.

L'eroe alimentare, bizzarra soluzione. Credere che possa esistere è gia averlo avuto in dono, è già fidarsi d'averlo assaggiato.

Non sarà un dolciume e neppure un insaccato. Non avrà niente a che vedere con lo scatolame, non sarà neppure analogo al pollame. Saprà di suino? Poco riverente e stragrasso. Di bovino? Strapazzo! Saprà forse di pane? Quasi. Di latte? Troppo ovvio. Ottimale invece alcunché di specifico, di prettamente digeribile e di conseguenza evacuabile.

Un regalo sicuro per questo giorno speciale, per ogni compleanno futuro?

Lo scrivente convinto richiede quest'eroe da dispensa.

Raccomanda necessaria una scorta per alimentare accorta una vita).