La Ferrovia

La ferrovia
Autore: Lina Maria Ugolini
Editore: L'Arca Felice
Anno: 2012
Collana: di Arte e Poesia
Età di lettura: Per tutti
La ferrovia
Bastano due versi
a una ferrovia

un’idea da sognare
una svolta, una partenza

soste spesso volute
da punteggiature brevi.

Punti esclamativi
interrogazioni

ceduti al guardare dai finestrini
I!I I?I I!I I?I I!I I?I I!I

nei giorni
nei minuti

riservati per essere
sodali d’avventura

segni da vedere
oltre il veduto

Corre sui binari la scrittura
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII


ma il conoscere è meta provvisoria
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Edizioni l’Arca Felice

Questionario di poesia a Lina Maria Ugolini

a cura di Mario Fresa

Qual è il segreto progetto a cui tende la tua scrittura?

Prima di tutto la soggettività deve essere un filtro, necessario a raggiungere un’oggettività che possa attingere da un canto universalmente umano. La scrittura come tutte le arti appartiene all’anima del mondo. Chi trova in sé tale vocazione nutre l’attitudine a un servizio grato alla Verità. La scrittura poetica giova al Sublime e alle possibilità dell’indicibile. Affine alla musica dilata se stessa propagando vibrazioni e rimandi di significato. In quanto pasta d’uomo essa è argilla manipolabile in forme infinite. L’idea di ricorrere a queste possibilità espressive nutre un personale segreto di creare voci di linguaggi. Scrivere narrativa pensando per ciascuna storia un’identità di ritmo, progettualità, espressione. Liberare la fantasia tra gli spazi liberi della fiaba, ricorrere alla scena per risolvere gli eterni problemi dicibili dal fiato umano. Opera d’inesauribile ricerca interiore è la scrittura. Chiaro è il celato scopo, la meta difficile e lontana.



Come nasce, in te, una poesia?

Ho iniziato a scrivere poesie da bambina con estrema facilità. Parole libere in me come acqua di fonte. Ancora oggi conservo tale freschezza creativa proteggendola con pudore. Una poesia può nascere da un suono, dall’impulso di un ritmo, da un’ immagine che si accorge del poeta in ascolto e parte del tutto. Nasce soprattutto dal Desiderio e dalla volontà di dare forma concreta alla leggerezza: un soffio di vapore tra le ali di un angelo di cipria.



Un poeta parla di ciò che realmente vive o di ciò che vorrebbe ricevere, e che sempre gli sfugge?

Le parole della poesia sono grani di sabbia prossimi al foro di una clessidra. Il tempo scivola sul bisbiglio della vita e del sogno. Due sponde, due possibilità. Il poeta non può che oscillare sopra un filo di seta.



La poesia è salvazione?

Sicuramente. Ma prima occorre che sia rivelazione. Sguardo dell’uomo sul mondo e del mondo sull’uomo.



A quale gioco della tua infanzia vorresti paragonare la tua poesia?

Più che a un gioco in particolare a delle abitudini praticate in lunghi pomeriggio di ozio, nella libertà di un tempo che oggi i bambini non vivono più. Restare seduta sul marmo freddo, dietro una tenda chiusa. La bocca poggiata al vetro della finestra per alitare sulla trasparenza e inventare disegni con un dito. Guardare il cielo, la strada, la luce flebile di un lampione, la pioggia. Nascondersi sotto il letto dei miei genitori tra la polvere e le molle della rete. O dentro un armadio a respirare l’odore dei vestiti addormentati nel buio di un’ attesa.



Che cosa ti ha insegnato la frequentazione della scrittura poetica?

A godere della solitudine e dell’ascolto. La pausa del silenzio necessaria alla grazia della parola.



Qual è il grado di finzione e di mascheramento di un poeta?

La finzione e il mascheramento sono necessari a dire la Verità. Il grado dipende dal gioco, dalle capacità mimetiche e camaleontiche del poeta, da preventivi pigmenti deposti nella costruzione formale del testo e assorbiti tacitamente dall’anima al punto da confondere poi ogni piano d’appartenenza. Se ciò accade il mascheramento diventa pelle e nulla la finzione.



Vorresti citare un poeta da ricordare e da rivalutare?

Clemente Rebora. Le pubblicazioni e le letture della sua opera, nonostante il valore riconosciuto e i contributi prestigiosi, sono ancora poche. Vorrei che la forza della sua lingua e del suo pensiero arrivasse ai giovani. Voracità di vita nel dolore, sapore dell’essenziale, canto di melma e sangue. I giovani non devono crescere tiepidi. Si offra loro almeno un braciere d’emergenza…



Qual è il dono che augureresti a un poeta, oggi?

Sempre una penna: indomita più di qualunque spada.



Puoi citare un verso che ti è particolarmente caro?

Accosto due poeti per dare voce alla parte maschile e femminile che ogni essere umano custodisce nel proprio essere. Per quanto mi riguarda scelgo: Ugo Foscolo e Federico Garcia Lorca.
La celebre chiusa del sonetto Alla sera:

Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.



Il fuoco dell’inquietudine dentro il quale poter forgiare l’arma infaticata della parola. Placa in prossimità della pace serale, giammai assopita.

Nella traduzione di Vittorio Bodini, questi versi scritti da Lorca per il suo teatro. La pièce è Donna Rosita Nubile.

Quando si schiude al mattino
è vermiglia come il sangue
la rugiada non la sfiora
per timore di scottarsi.

Il desiderio dell’amore è il respiro d’ogni fanciulla, la Bellezza trattenuta da un attimo di fragranza supera in purezza la stessa rugiada, timorosa di violare l’incanto che le appartiene. A questa rosa il mistero della Poesia.

Qué sería la vida sin rosas…